Chiacchierando in rete, sono emersi alcuni dettagli in più su alcune stranezze dell’Italicum, che sembrerebbero dei veri e propri bug.
Alcune perplessità, tra l’altro, le avevo già raccontate nella prima puntata di questo post.
C’è per esempio un’altra casistica che non ha molto senso: se tre partiti si alleano tra di loro e formano una coalizione che supera lo sbarramento del 12%, ma nessuno di questi supera la soglia del 4,5%, nessun rappresentante di quella coalizione sederà in Parlamento (vedi qui: http://www.ansa.it/documents/1…).
Uso, ancora una volta, un esempio pratico (i numeri sono probabilmente un po’ gonfiati, ma sono utili per capire):
Scelta Civica: 4%
UDC: 4%
NCD: 4,2%
Totale: 12,2%
Numero seggi in parlamento: ZERO
Facendo un po’ di calcoli, in questo caso si vanificherebbero i voti di più di 4 milioni di Italiani (i conti sono basati sull’affluenza delle elezioni Politiche 2013) che hanno creduto nel progetto neo-centrista.
Per dirla semplice, con questa legge elettorale vincono i contenitori a scapito dei contenuti.
Ma qual è l’effetto di questa legge elettorale? Uno degli obiettivi dell’accordo tra Renzi e Belusconi è quello di neutralizzare il potere ricattatorio dei piccoli partiti. Con una situazione del genere, chi teme di non raggiungere il 4,5%, è costretto a fare un accordo preventivo – non c’è nemmeno bisogno che sia sotto banco – dove in pratica il piccolo partito:
- si mette in coalizione con uno o più partiti più grandi, offrendo i suoi voti per concorrere al raggiungimento del 37%
- in cambio si assicura dei seggi in parlamento, probabilmente (se è bravo a contrattare) in un numero superiore a quelli a cui avrebbe diritto se non ci fosse lo sbarramento del 4,5%
Ci si troverebbe quindi di fronte a coalizioni molto affollate. I cosiddetti partitini, dopo le elezioni, si ritroverebbero “diluiti” all’interno dei parlamentari appartenenti al partito più grande, ma nulla impedirebbe loro di creare gruppi autonomi con l’obiettivo di influenzare le leggi o di richiedere poltrone.